Icona del Pop come nessun'altra nell'ultimo decennio, Britney Spears ha rappresentato con la sua immagine e le sue canzoni prima lo spleen adolescenziale, poi la determinazione sessuale e infine le contraddizioni dell'età adulta. Ora siamo invece al lato deteriore del 'mondo dei grandi': divorzio, relazioni occasionali, dipendenza da droghe e da alcol, bulimia, depressione, incapacità di riprendere l'attività lavorativa.
La sua parabola non è altro che il precipitato di una società schizoide e ipocrita, governata da un sistema di comunicazione di massa che finge disprezzo per le deviazioni alla normalità, ma che gode morbosamente nel mostrare e commentare le stesse.
Durante una domenica notte in una città-miraggio – Las Vegas, costruita ad hoc nel cuore di un deserto per fuggire alle brutture della quotidianità – Miss Spears è andata incontro al suo destino inerme, senza forze fisiche né mentali, scollegata da tutto e da tutti. Accolta come una sconosciuta in un consesso di suoi simili, congedata come un'infedele in quello che una volta era il suo tempio (gli MTV Video Music Awards, nientemeno), rimpianta da estimatori che un tempo erano i suoi templari.
Britney Spears è l'incarnazione del declino americano nell'era di una guerra inutile. La sua esibizione ai VMAs è l'espressione massima della decadenza – intesa in senso intellettuale e alto, quasi fosse un percorso che dall'ottocento oltraggioso de 'I Fiori del Male' giunge fino all'inconsistente insolenza della cultura contemporanea. Per questo, non si può non guardare a lei come a una sorta di 'Baudelaire del Pop'. Magnificamente oscena di fronte a una platea di VIP inebetiti dal loro voler apparire ma non essere. Britney Spears E', senza mezzi termini.
"how does it feel
to be without a home
like a complete unknown
like a rolling stone?"
Già: come ci si sente, Britney?
Da queste parti ti si vuole un gran bene, oggi più che mai.