Due settimane fa il famoso blog musicale inglese Popjustice è riuscito a intervistare telefonicamente Britney Spears in persona. Esattamente lunedì 8 Agosto 2011. Ci sono delle rivolte in tutta Londra, ma in un piccolo angolo della città, alle 10 e 30 di sera, Popjustice è al telefono in attesa di parlare con Britney Spears. Si sta preparando per un concerto e ha acconsentito a parlarci per alcuni minuti. Nel corso dell’organizzazione dell’intervista abbiamo richiesto che quando si sarebbe messa in linea, la prima cosa che avrebbe dovuto dire Britney sarebbe stata “It’s Britney, bitch.” Ed ecco quel che è successo.
PopJustice: Britney, ci sei?
Britney: Ci sono!
PJ: Benissimo. Che cosa ti spinge ad essere più fantastica – la paura di fallire o la sete di successo?
B: La sete di successo. Voglio continuamente fare meglio dell’ultima cosa che ho fatto.
PJ: Lo hai imparato nel corso degli anni o è sempre stato così?
B: Nel corso degli anni. Ho sempre lavorato sodo per tutto quel che ho, ma col passare del tempo tendo a volermi migliorare, e credo che questa sia una buona cosa.
PJ: Come definisci il successo adesso? È tutto nelle vendite degli album o dei biglietti, o piuttosto se personalmente ti piace qualcosa?
B: Direi semplicemente sentirmi valida in quello che ho fatto, nell’arte che abbiamo fatto. A questo punto della mia carriera sto facendo la musica che mi diverte e la musica che so che i miei fan ameranno.
PJ: Anche quando tu dici “in questo momento sono completamente onesta con te” credi ancora che sia importante, per le popstar, mantenere qualcosa lontano dai propri fan?
B: Credo che la propria vita privata sia la propria vita privata, e quella dovrebbe rimanere privata, ma quando si tratta di parlare del mio lavoro e quello che faccio sono disponibile a parlare di queste cose.
PJ: Il punto in cui le due cose si sovrappongono è complicato. Che cos’è che tiene lontane le persone dall’oltrepassare il confine… Non so cosa sia, è il rispetto?
B: Non sembra che coloro che stanno al di fuori si facciano troppi problemi a varcare il confine…
PJ: E quanto della vera Britney pensi che noi conosciamo? Nulla, tutto, la metà? Un 45%?
B: Direi la metà. Posso essere abbastanza schermata con la mia vita privata e ho imparato che va bene così.
PJ: Sono un bel po’ allora le cose che si sanno.
B: A-ha.
PJ: Ma sono anche molte quelle che non si sanno.
B: Sì! A volte sono i nostri segreti che ci definiscono.
PJ: Ma allora adesso mi sto chiedendo cosa possa essere quella metà che non conosco.
B: Sì, è questo il punto.
PJ: E il tuo lavoro è assicurarti che io non lo scopra.
B: Esattamente!
PJ: C’è una domanda che ho qui scritta, che spiegherò per bene soltanto dopo che mi avrai dato una risposta. La domanda è: se ti ritrovassi chiusa in una stanza con solo una pentola, che cosa faresti?
B: La sbatterei sulla porta.
PJ: Adesso ti spiego: mi ricordo di aver letto qualcosa su alcuni studi sul comportamento umano, e nel corso di questo studio hanno compiuto un test dove le persone venivano rinchiuse da sole in una stanza con solo una pentola. E sembra che entro i primi 5 minuti in cui si trovavano in questa stanza, più della metà degli uomini si era messa la pentola sulla testa.
B: (Ride)
PJ: Che cosa pensi possa dire questo della differenza tra uomini e donne?
B: Quanto siamo diversi!
PJ: La penso così anch’io. Hai dei capelli bianchi?
B: No!
PJ: Se non avessi mai fatto uscire un secondo singolo – perciò, se “…Baby One More Time” fosse stata una grande hit senza nient’altro dopo, che cosa staresti facendo adesso?
B: Crescere la mia famiglia. Fare la mamma.
PJ: Lo stai comunque facendo adesso a ogni modo, ovviamente con delle circostanze abbastanza diverse… Ma cos’altro sarebbe diverso della tua vita, cos’altro avresti fatto?
B: Sarebbe stato più o meno lo stesso perché sono molto forte nel modo in cui cresco i miei figli, perciò sarebbe stato abbastanza uguale, ma dal punto di vista della carriera lavorativa sarei stata probabilmente un’insegnante. Amo i bambini e anche in quello che faccio adesso una delle parti più belle della giornata è incontrare i miei fan prima dei concerti. In particolare quelli piccoli, sono sempre così carini.
PJ: È qualcosa che pensavi che avresti fatto quando eri più giovane?
B: Sì, mia madre è stata un’insegnante.
PJ: Quale sarebbe stata la materia che avresti insegnato?
B: Mi sarei specializzata in lettura e storia.
PJ: Qual è il tuo periodo storico preferito?
B: Gli anni Venti [1920].
PJ: Che va abbastanza d’accordo con lo stile Art Deco del tuo ultimo lavoro.
B: Sì.
PJ: Lasceresti che uno dei tuoi figli diventasse una popstar? Il fatto che tu lo sei stata cambierebbe il tuo parere nel dire “sì, è una grande idea” o “no, non è una buona idea”?
B: Li terrei senz’altro d’occhio, ma se è quello che volessero fare allora li lascerei andare. Sarei soltanto molto protettiva.
PJ: Hai ricevuto molte critiche nel corso degli anni – di cosa metteresti in guardia i tuoi figli?
B: Beh, non vorrei che loro intraprendessero questo cammino sentendosi spaventati, e anche, nessuno può veramente preparare per questo mestiere e per le esperienze che si fanno, perciò dovrei solo fidarmi che abbiano l’istinto di capire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, e aiutarli e guidarli lungo la strada. Credo di avere esperienza.
PJ: L’idea di seguire l’istinto è abbastanza interessante… Allo stesso modo in cui si possono dare lezioni di canto o di danza o qualunque altra cosa che deve avere una popstar, stai dicendo che non si può insegnare come reagire a ciò che succede quando lo si diventa?
B: Esattamente. Ogni percorso è differente.
PJ: Pensi di aver mai registrato una canzone perfetta?
B: Credo che esista una cosa come una canzone perfetta?
PJ: Beh, anche quello, immagino, ma mi stavo chiedendo se tu pensi di averne registrata una…
B: Um… Non so se esista una cosa come una canzone perfetta. Ci sono canzoni che amo completamente, ma le canzoni sono frutto della creatività e possono essere qualunque cosa, perciò non credo che si possa mai parlare di canzone perfetta.
PJ: Vedi, se qualcuno venisse a chiedermi qual è la canzone perfetta, gli porterei un po’ di esempi e uno di questi è “…Baby One More Time.”
B: Grazie!
PJ: Grazie a te per la musica, Britney!
B: Grazie a te per ascoltarla, Peter!
PJ: Che cosa invece reputi un po’ uno schifo di quel che hai fatto in passato?
B: Um… Beh, credo che tutto accada per un motivo perciò credo proprio nulla… Beh, credo che si impari da tutto ciò che accade, bello o brutto che sia. Ma stai parlando di canzoni?
PJ: Canzoni, in realtà di tutto. Credo che sia veramente un aiuto se si vuole avere un’idea di ciò che un artista pensi di se stesso, se si sapesse come in realtà giudichino il proprio lavoro.
B: Fare musica è un processo creativo. Non credo che si possa classificare quel processo.
PJ: Allora, guardando da un altro punto di vista, hai detto che si impara una lezione quando qualcosa va bene e qualcosa va male – quali lezioni hai imparato da cose che non sono andate proprio secondo i piani?
B: Um… Mettere tutti sotto controllo! (Ride) E assicurarsi che tutti sono al massimo di quel che stanno facendo. E se questo non accade nel modo in cui si vuole, è meglio non prendersi troppo sul serio e passare oltre.
PJ: Sei una leader o una che segue?
B: Sono sicuramente una leader.
PJ: È un lavoro duro essere un leader? Dovrebbe essere molto più facile restar seduti e copiare le persone.
B: No, non è un lavoro duro, è parte di ciò che sono. Amo sforzarmi per fare le cose diversamente. È parte del motivo per cui amo quel che faccio – stare in questo settore perché si è in grado di fare così tante cose diverse, e questo ti rende quel che sei.
PJ: In che modo pensi di essere leader attualmente? Ad esempio, la parte dubstep di “Hold It Against Me” è sembrata qualcosa che un’artista pop globale non aveva ancora fatto, ed è sembrata come un caso in cui tu stessi spingendo verso qualcosa all’avanguardia… Ma io non ero sicuro che fossi proprio tu ad averlo fatto. E mi sto chiedendo se ci sono degli esempi di cose che hai fatto in cui hai pensato, “sì, sono proprio fiera di aver fatto questo per prima.”
B: Avevo un’idea chiara dentro di me per il sound e la direzione di questo album quando abbiamo deciso di farlo, e credo di aver fatto centro. Sono proprio fiera di questo album. In più, nelle esibizioni, nei video e in tutto quello che faccio penso sempre alle trame e penso a come rendere il tutto diverso e fare cose che non sono mai state fatte prima. E, ehm, in questo modo si emerge, e perciò le persone sono ispirate da questo e in questo modo ci si ispira a vicenda. E questo è ciò per cui lavoriamo.
PJ: Tu dici che “questo è ciò per cui lavoriamo,” ma ci sono molte persone che lavorano nel settore dove ti trovi o attorno ad esso e non credono che sia questo ciò per cui lavorano. Per molto tempo sono sulle scene per arrivare il più lontano possibile stando a testa bassa e senza farsi assalire dal boato. Credi di operare in un mondo diverso da queste persone?
B: Credo che ci siano molti di noi che sono leader e molti di noi che seguono e i nostri mondi sono differenti. Io sento che il mio mondo è differente, anche da quello di altri leader.
PJ: Ma tutti vanno a finire nella stessa classifica alla fine del giorno, anche se sono arrivati alla musica pop da direzioni abbastanza diverse.
B: Sì.
PJ: Il che è abbastanza stimolante.
B: Sì, ma io posso solo preoccuparmi di me stessa!
PJ: A che ora vai a letto?
B: Alle 10 e 30.
PJ: Come ti piace passare la giornata?
B: Quando sono in tour, di solito mi sveglio la mattina e mi alleno, e passo del tempo coi miei figli, e poi è ora di andare al luogo in cui si tiene il concerto, e ceno al catering e poi mi preparo per lo show!
PJ: Ti piace strutturare la tua giornata?
B: Veramente tanto. Mi piace la routine e mi piacciono le cose strutturate.
PJ: Qual è l’errore più grande che tu abbia mai fatto?
B: Il più grande errore che abbia mai fatto? (Pensa) Non fidarmi del mio istinto.
PJ: Perciò adesso il tuo primo istinto è fidarti del tuo istinto?
B: Sì, assolutamente.
PJ: Quando hai imparato questa lezione?
B: Si tratta solo di ascoltarsi dentro in situazioni diverse. Ho imparato a fidarmi del mio istinto nel corso degli anni ma c’è voluto sicuramente del tempo.
PJ: In questi tempi canti molto delle discoteche. Forse questo è parte di quel 50% della tua vita di cui non so nulla, ma sembra che tu in realtà non vada proprio in discoteca. Perciò, questa discoteca di cui tanto canti – ci vai veramente?
B: In verità no, non ci vado. (Ride) Non vado mai in discoteca. Ma credo sia divertente parlarne nelle canzoni. E ho anche la mia mini discoteca a casa mia.
PJ: Che cosa?
B: Sì, e ci suono molta musica!
PJ: Ha un nome questa discoteca a casa tua?
B: No.
PJ: Ha una palla con gli specchi?
B: Sì, ha la palla, e ha anche le luci e il catering, tutto il necessario.
PJ: Ti piace essere guardata?
B: Non mi piace essere giudicata. Ma sai, credo sia lusinghiero quando le persone fanno dei commenti carini. In particolare quando è qualcosa che mi ispira a fare di meglio.
PJ: C’è un confine sottile, soprattutto di questi tempi in cui le persone possono parlarti direttamente su Twitter o in altri modi, tra prendere abbastanza sul serio ciò che la gente dice perché sono fan e naturalmente tu vuoi farne tesoro, e separarlo dalle persone che blaterano soltanto. Come fai a dividere il consiglio costruttivo dalle semplici urla?
B: Beh, quando le persone urlano ai concerti è la cosa più lusinghiera che ci sia e mi ispira e mi motiva a fare uno show migliore.
PJ: Ma queste persone sono dei fan.
B: Giusto.
PJ: Cosa dici invece delle persone nei forum o nei social network, come fai a ignorare le cose brutte? Molte persone dicono di non andare online, ma…
B: No, non lo faccio. Non l’ho mai fatto. Non sono interessata alle cose negative, solo a quelle positive.
PJ: Se avessi di nuovo 14 anni, e dovessi iniziare la tua carriera nel 2011, come faresti per mettere in moto il tutto?
B: Stringerei dei contatti buoni.
PJ: So cosa intendi con questo e tu sai quel che significa, ma mettiamo che per questa quattordicenne non sia così ovvio stringere dei buoni contatti – come inizieresti?
B: Sai, credo che tutto dipenda da chi sono i propri contatti e le persone che ti circondano, perciò credo che se dovessi ricominciare tutto da capo adesso lo farei, ma sfrutterei anche i social network.
PJ: Quando molti artisti arrivano a una certa età – Usher, Justin Timberlake, chiunque – iniziano a portare avanti dei protetti e lanciano etichette, marchi e quant’altro. Usher ha avuto Justin Bieber, che è emerso ragionevolmente bene. Se tu dovessi iniziare la tua etichetta discografica con un tuo protetto, che tipo di popstar cercheresti?
B: Credo che ci siano molte persone qua fuori in grado di cantare e ballare, ma cercherei quel qualcuno che ha quel qualcosa che lo distingue da tutti gli altri. Qualcuno verso cui le persone sono magnetizzate. Sono sempre alla ricerca di quella persona con quella qualità speciale, ma è difficile da trovare…
PJ: E con questo ritorniamo a quello di cui stavamo parlando prima – non è qualcosa che si possa insegnare.
B: No.
PJ: C’è un timbro di voce o un tipo di musica con cui saresti propensa a lavorare?
B: Beh, qualcuno che ama la musica, che non vuole soltanto essere famoso, sai?
PJ: Le persone credono che il successo sia sempre una cosa buona, quando infatti, è di solito un aspetto negativo.
B: Esattamente.
PJ: Che tipo di pretese si fanno per artisti di oggi che non c’erano negli anni ’90? Cos’è cambiato?
B: Io non sento proprio di avere delle pretese. Amo autenticamente quello che faccio, ma credo che gli album siano giudicati in base alle vendite, e questo non è buono.
PJ: Quando però tu hai esordito, sei stata mostrata come quel tipo di popstar che andava giudicata dai dati di vendita. Il tipo di popstar, che eri, era qualcuno che vendeva soltanto dischi. E poi forse sei diventata qualcos’altro, ma credi di esserti allontanata così tanto dalla te stessa diciassettenne per la quale le vendite dei dischi non sono importanti?
B: Sai cosa? Faccio la musica che amo ed è questo ciò che veramente conta. E spero che piaccia a tutti gli altri.
PJ: Quando pensi che il mondo finirà, e che suono avrà la fine del mondo?
B: (Ride) Questa è una delle domande più strane che mi abbiamo mai chiesto, a parte quella della pentola! Sono una persona positiva, quindi dirò che non accadrà mai!
PJ: Ma pensi comunque che farebbe un rumore?
B: Naturalmente! Sarebbe uno schianto, uno scoppiettio e un botto.
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